Nuovo approccio al trattamento della cardiopatia in pazienti con diabete
Fonte: ACC Congress 2024 - Januzzi Jr JL, Butler J, Del Prato S, et al. J Am Coll Cardiol. 2024 (doi: 10.1016/j.jacc.2024.03.380).

Lo studio ARISE-HF ha analizzato l’efficacia del farmaco sperimentale AT-001 nel migliorare la capacità di esercizio in pazienti con diabete tipo 2 e coinvolgimento cardiaco. AT-001 inibisce un enzima (aldoso reduttasi) che converte il glucosio in sorbitolo, che può danneggiare il miocardio e ridurne la capacità di rilasciamento diastolico. Lo studio ha arruolato 691 pazienti con età mediana di 67 anni e 50% circa di donne. I pazienti erano affetti da diabete da un periodo medio di 14 anni. I pazienti non avevano sintomi di scompenso o coronaropatia, tuttavia avevano alterazioni strutturali o un incremento dei biomarcatori cardiaci che li facevano considerare come a rischio di scompenso clinicamente evidente. Il 38% dei pazienti era in terapia con SGLT2-inibitori o GLP-1-agonisti, farmaci antidiabetici che hanno dimostrato un’efficacia nella riduzione degli endpoint cardiovascolari. I pazienti sono stati randomizzati a dosi di 1000 o 1500 mg 2 volte al giorno oppure placebo. I pazienti sono stati sottoposti a test cardiopolmonare al momento dell’ingresso nello studio e 15 mesi dopo. L’endpoint primario è stato rappresentato dalla differenza nel consumo di ossigeno al picco tra il gruppo placebo e il gruppo di pazienti in terapia con la dose più elevata di AT-001 nell’arco di 15 mesi. Il consumo di ossigeno al picco al momento dell’ingresso nello studio era di 15,7 contro una media di 27 in uomini e 23 in donne di età ≥65 anni, a riprova della compromissione funzionale e dell’aumentato rischio di scompenso clinicamente manifesto. A 15 mesi, i pazienti in terapia con AT-001 a dosaggio più alto non hanno presentato una riduzione del consumo di ossigeno al picco, mentre i pazienti in placebo hanno presentato una riduzione significativa; la differenza fra i due gruppi non è stata tuttavia statisticamente significativa. Considerando solo i pazienti non in terapia con SGLT2-inibitori o GLP-1-agonisti, la differenza media nel consumo di ossigeno al picco è risultata invece significativa. Endpoint secondari hanno compreso la variazione del livello complessivo di attività fisica e della percezione dei sintomi e della qualità di vita; non sono state differenze significative fra i due gruppi. Lo studio è stato concluso dopo 15 mesi anziché i 27 mesi originariamente previsti per effetto della pandemia da COVID-19. Non è quindi possibile sapere se una durata di trattamento più lunga e ipoteticamente anche l’arruolamento di pazienti con un peggiore controllo del profilo glucidico avrebbero potuto determinare risultati migliori.

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