Beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico e frazione d’eiezione preservata: nessuna evidenza di beneficio prognostico
Fonte: ACC Congress 2024 - Yndigegn T, Lindahl B, Mars K, et al. NEJM. 2024 (doi: 10.1056/NEJMoa2401479).

Uno studio pubblicato sul "New England Journal of Medicine" ha indagato l'effetto del trattamento a lungo termine con beta-bloccanti in pazienti con infarto miocardico acuto che hanno conservato una frazione di eiezione ventricolare sinistra del 50% o superiore. Lo studio, condotto tra il settembre 2017 e maggio 2023 in 45 centri distribuiti in Svezia, Estonia e Nuova Zelanda, ha coinvolto 5020 pazienti, dei quali il 95,4% erano in Svezia. I partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere beta-bloccanti (metoprololo o bisoprololo) o nessun trattamento con beta-bloccanti. Dopo un periodo mediano di follow-up di 3,5 anni, il risultato primario (morte per ogni causa o nuovo infarto miocardico) è stato registrato nel 7,9% dei pazienti nel gruppo dei beta-bloccanti e nell'8,3% nel gruppo senza beta-bloccanti, senza differenze statisticamente significative (hazard ratio 0.96; p=0.64). Anche per gli endpoint secondari, inclusi la morte per cause cardiovascolari, nuovo infarto miocardico, ospedalizzazione per fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca, non sono state osservate differenze significative. Gli eventi avversi, come ospedalizzazione per bradicardia, blocco atrioventricolare di secondo o terzo grado, ipotensione, sincope o impianto di pacemaker, sono stati simili tra i due gruppi. Questi risultati suggeriscono che, nei pazienti con infarto miocardico acuto e una frazione di eiezione ventricolare sinistra preservata sottoposti a coronarografia precoce, il trattamento a lungo termine con beta-bloccanti non porta a una riduzione del rischio di morte o di nuovo infarto miocardico. Lo studio era aperto, il che significa che sia i pazienti che i medici erano consapevoli del trattamento assegnato. Questo potrebbe introdurre dei bias, anche se la raccolta dati basata su registri dovrebbe limitarne l'impatto. In aggiunta, nonostante le strategie per mitigare il problema, circa il 14% dei pazienti assegnati al gruppo senza beta-bloccanti stava assumendo beta-bloccanti dopo un anno, il che potrebbe contribuire a un risultato neutro dello studio. In conclusione, sebbene i beta-bloccanti siano raccomandati dopo un infarto miocardico, questo studio solleva importanti dubbi sull'efficacia di tale trattamento nei pazienti con funzione di eiezione preservata, sottolineando la necessità di una valutazione personalizzata del trattamento post-infarto.

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